Lino Agnini
Maestro del Neoforismo
Ci sono grandi problematiche in corso, che vanno segnando
fortemente il nuovo corso della società. Problemi di ordine sociale. Ma anche e
soprattutto di ordine psicologico e quindi umano. La politica svolge la sua parte,
ma crediamo che la parte più importante la debba svolgere la società civile, la gente tutta, la persona
singola con il suo comportamento e la sua formazione.
Una società che attende solamente e si lascia trasportare, non ha nessun
futuro! In questo contesto, ci proponiamo di essere almeno in grado di capire i
grandi fenomeni del presente e di ascoltare la voce di quanti, autorevoli per
sensibilità e capaci per intelligenza, sono in grado di indicarci in termini di
possibile soluzione, nuove speranze a questa nuova forma di mal du siècle.
L'uomo di oggi non
può rimanere ad indugiare sul
proscenio della complessa esistenza del
presente restando fermo a indagarsi continuamente, a scoprirsi, a cercare di
difendersi dalla forza inquisitoria della parola e dalla violenza della stessa
parola. Ecco, attraverso la parola di poche persone sensibili, riflessive,
capaci di esprimere una sensazione o un dolore interiore, noi possiamo
esprimere, questa sera, la gioia che si prova quando si stringe la mano a persone
che sanno darci spiegazioni, sanno esprimere i moti veri dell'animo: è il
motivo per cui vale la pena sforzarsi per onorare quella diversità di animo, di
pensiero e di partecipazione alla vita. E’ scritto che: “In principio il verbo
era presso Dio, il verbo era Dio.”
Mi pare di dover sottolineare la valenza sociale e
culturale di questo appuntamento con la cultura, che non riguarda soltanto la
città di San Giorgio, ma l’uomo in particolare e la cultura in generale. Ci
sono degli aspetti che non possono essere arginati nell’ambito delle mura
cittadine, ma spiegate e partecipate in maniera diffusa per andare ad originare
riferimenti, confronti e possibili imitazioni. Non voglio evidenziare l’operato
prezioso, e direi anche insostituibile per l’abnegazione, la dedizione e
l’amore con il quale il presidente e i soci tutti svolgono il loro garbato e
sentito ruolo nell’ambito della società civile, non mi pare ce ne sia bisogno,
visto che in questo percorso ne sono viandante
disteso per una partecipazione responsabile e libera, devota e sentita
per il bene certamente personale, ma in particolare per la evoluzione del
pensiero e della comunità.
Le associazioni hanno sempre nobilissimi obiettivi e sono
finalizzate al bene collettivo, in quanto rappresentano l’anima palpitante di
una società. Se non ci sono le associazioni, la comunità è misera, povera,
priva di qualsiasi voce e priva di qualsiasi riferimento oggettivo. Le
associazioni non devono essere guidate dalla politica, ma fare politica senza
amministrare. Ci sono comunità prive di questi sodalizi e offrono di se una
faccia sempre scura; altre comunità fanno la differenza e si vede, anzi fanno
sentire pulsare il loro cuore, ma anche i loro affanni. Su tutto emerge quella
volontà dell’anima a voler far emergere quanto di bello il tempo passato ha
custodito nelle case, nella piazza e
nella memoria della gente; tutta la gente perché ognuno è protagonista
di un evento, di un gesto, di una azione meritoria, di un fatto.
Si dice, ed è vero, che la vita è troppo breve, ma quello
che l’uomo può compiere appartiene alla eternità.
Le associazioni nobilitano la comunità, ma anche la società
tutta e quella che si chiama civiltà o paesanità.
Entrare in un paese e sapere di un evento, di una tradizione, di una qualsiasi
azione di sensibilizzazione popolare ai problemi della collettività, significa
sapere con chi si ha a che fare e predisporsi in maniera adeguata,
rispettandola.
Il Neoforismo del Maestro Lino Agnini
Questa occasione ci vede riuniti per conoscerci meglio; il
tramite è un concittadino di spiccate qualità artistiche che può ben definire
uno spaccato dei valori che offre una comunità nel tempo che vive.
E’ giusto presentarlo, ma meglio cercare di spiegare e
capire la sua evoluzione artistica che ne fa un uomo diverso, prestigioso per
la sua comunità alla quale intende rivolgere la sua eredità artistica.
Mi ha sempre meravigliato il fatto che la intitolazione
dell’Associazione fosse al nome di Lino Agnini,, pittore locale, peraltro in
attività in quel di Vicenza. Questo interrogativo me lo sono chiesto più volte,
ma senza riuscire a dare alcuna risposta utile, anche se ho conosciuto
personalmente Lino ed ho anche avuto modo di parlare e di scriver di lui a
proposito dei suoi Cristi pantocratori e
non solo. Ma questo ha continuato a non convincermi, visto che i paesani, in
genere, sono molto avari (ad essere buoni) con quei concittadini che riescono
ad alzare la testa o ad esprimere pareri e opinioni di rilievo.
Il fatto vero è che Lino è un ragazzo che ha ritagliato su
di se il vestito della diversità, imbastito di arte pittorica, scultorea e alta
idealità, riuscendo ad essere subito considerato ed amato come persona che
onora la propria comunità e la intelligenza locale, ma anche come valente protagonista
del divenire artistico nazionale.
Mi pare di intravedere, nel suo ormai lungo percorso di
vita artistica, le rinunce e le privazioni per frequentare la scuola d’arte di
Grottaglie che, al quel tempo, o la si percorreva a piedi o in bicicletta, e poi
l’Accademia di Lecce e i primi difficili passi nel mondo dell’arte in un mondo
dove l’arte era soltanto quella di Leonardo o di Giotto. Che cosa ha animato questo spirito inquieto nella sua calma
infinita? Certamente la voglia del riscatto sociale e del servizio al
progresso. Sensibilità sempre in movimento, Lino Agnini ha attraversato la sua
storia in compagnia della storia degli altri uomini della sua generazione ed è
venuto a contatto con le maggiori problematiche del suo tempo e con le
difficoltà che hanno, di volta in volta, investito le famiglie e la società. Se
non fosse un artista sarebbe stato uno scrittore, ma le cose non è che cambino
di molto perché Lino Agnini è un saggista che riesce ad esprimere anche
invettive contro l’inquinamento, la pedofilia, la droga: i primi problemi degli
anni 60 e 70. Non piace come vanno le
cose per cui arrivano le pitture surrealistiche e quindi approda, manco a
dirlo, al neoforismo, stile che esclude
ogni visione statica in un divenire continuo così complesso della modernità. Il
neoforismo assume in lui un
carattere descrittivo e di denuncia, ma anche di collegamento dei tempi; tempi
che vedono da un lato la evoluzione dell’uomo e la ricerca del progresso, ma
dall’altro una certa involuzione di pensiero e di atteggiamenti, di funzione e
di impegno civile.
Abbiamo bisogno dell’arte, della diversità, per continuare
a ricercare la ragione, la presa di coscienza, il confronto, la ricerca della
soluzione degli enigmi sempre più complessi dello spirito umano. Lino Agnini è
cittadino che conferisce dignità alla sua comunità di appartenenza, come alla
nazione stessa. E’ vero, qualche volta quel mantello che indossa un solo
individuo, è in grado di coprire una intera comunità, difenderla, proteggerla,
conferirle valore spirituale attraverso la ispirazione dell’arte che è parte integrante dello svolgimento del
pensiero umano.
E’ giunto quindi che la comunità di appartenenza conferisca
a quel cittadino illustre la giusta collocazione di rispetto e di prestigio. Lo
ha fatto l’Associazione artistico culturale con la intitolazione al suo nome,
testimoniando la stima e la considerazione verso questo artista già in tempi in
cui la sua fama non era così ampia come lo è adesso, e questo a riprova che i
talenti sono i primi ad emergere in una persona e sono anche i primi valori di
una comunità.
Il fatto vero è che Lino è un ragazzo che ha ritagliato su
di se il vestito della diversità, imbastito di arte pittorica, scultorea e alta
idealità, riuscendo ad essere subito considerato ed amato come persona che
onora la propria comunità e la intelligenza locale, ma anche come valente
protagonista del divenire artistico nazionale.
Mi pare di intravedere, nel suo ormai lungo percorso di
vita artistica, le rinunce e le privazioni per frequentare la scuola d’arte di
Grottaglie che, al quel tempo, o la si percorreva a piedi o in bicicletta, e
poi l’Accademia di Lecce e i primi difficili passi nel mondo dell’arte in un
mondo dove l’arte era soltanto quella di Leonardo o di Giotto.
Che cosa ha animato questo spirito inquieto nella sua calma
infinita? Certamente la voglia del riscatto sociale e del servizio al
progresso. Sensibilità sempre in movimento, Lino Agnini ha attraversato la sua
storia in compagnia della storia degli altri uomini della sua generazione ed è
venuto a contatto con le maggiori problematiche del suo tempo e con le
difficoltà che hanno, di volta in volta, investito le famiglie e la società. Se
non fosse un artista sarebbe stato uno scrittore, ma le cose non è che cambino
di molto perché Lino Agnini è un saggista che riesce ad esprimere anche
invettive contro l’inquinamento, la pedofilia, la droga: i primi problemi degli
anni 60 e 70. Non piace come vanno le
cose per cui arrivano le pitture surrealistiche e quindi approda, manco a
dirlo, al neoforismo, stile che esclude
ogni visione statica in un divenire continuo così complesso della modernità. Il
neoforismo assume in lui un
carattere descrittivo e di denuncia, ma anche di collegamento dei tempi; tempi
che vedono da un lato la evoluzione dell’uomo e la ricerca del progresso, ma
dall’altro una certa involuzione di pensiero e di atteggiamenti, di funzione e
di impegno civile.
Sono tante le opere che segnano il percorso artistico del
Maestro Agnini, ma soprattutto sono tanti i motivi, e qualcuno lo aveva capito
con notevole anticipo, che hanno spinto i dirigenti di una associazione di
volontariato culturale di intitolare al suo nome un sodalizio che merita
considerazione e rispetto.
Lino Agnini rappresenta certamente una luce nel firmamento
locale che brilla e illumina quanti credono che oggi la vita debba essere
vissuta nella ricerca personale e nella rappresentanza collettiva, a margine di
ogni forma questuante e di ogni espressione impropria.
Il percorso artistico di Lino Agnini, in questa personale
neoforistica, pone in evidenza la ricerca continua della beltà dello spirito. Il neoforismo, con il suo essere
pittura e scultura, impressionismo e ricerca, si pone nell’analisi pura di un
divenire che va oltre la semplice fruizione delle cose e suggerisce una
osservazione acuta e profonda. Il nostro artista parte dalla realtà
contemporanea e svolge una ricerca che va oltre la realtà stessa per
impregnarsi di regola e di eternità.
La ricerca della realtà, osservata e studiata, parte dalla Calda estate del Sud e dal devastante Tsunami, a riprova del fatto che la
natura è dolcezza e tragedia allo stesso tempo. Quasi sempre il Volo di gabbiani riesce ad infondere
pace e serenità, bellezza e spensieratezza, indicando la via della rinascita e
della resurrezione al nuovo, come avviene nel momento in cui si affida la
speranza della nostra felicità alle Bollicine
di champagne. La reazione dello spirito è condizione indispensabile per
aprire le porte alla speranza ed alla ripresa.
Dalla natura Lino Agnini passa ad osservare la diversità
dell’uomo, la sola in grado di conferire alla vita il senso del divenire e la
capacità di trasmettere il suo miglioramento e il suo progresso. Ecco allora la
sinuosità del movimento e la bellezza comportamentale dell’ Omaggio a Carla Fracci e al Circo: una
bellezza comportamentale che la si ritrova nella Seduzione fra veli e luci, dove i veli rappresentano la
riservatezza della persona che si esprime attraverso la sua dignità e le luci
sono il preludio dell’amore, della continuità, della serenità, della dignità,
del decoro e della rispettabilità dell’uomo. Amore e Psiche, appunto, quasi a voler deificare o santificare un
rapporto, il rapporto umano più prezioso. Come non permettere alle Sette note di svolgere il proprio ruolo
di abbellimento della esistenza umana in coro a più voci, in un susseguirsi di
creatività che può perfino raggiungere la funzione terapeutica dei mali oscuri
dell’uomo stesso!
L’uomo ha bisogno di attenzioni, come ha bisogno di
formazione, ma ha anche bisogno estremo di pace, definendo quell’Accordo di pace, prima con se stesso,
poi con il mondo che è attorno a lui e vive e opera con lui. Ognuno è parte
integrante del divenire dell’altro; a nessuno è permesso di vivere senza
considerare l’altro. La shoah è la
esaltazione del male, la devastazione dell’opera di Dio, lo scempio che una
persona può compiere senza il controllo della volontà; ma la shoah si è
trasferita in molte persone, riuscendo a fare scempio e a devastare la vera
essenza della vita: la forza generatrice, gli affetti, la dignità e la
onorabilità: la vera eredità dell’uomo.
Inizia, a questo punto, il cammino esoterico (nel senso di
andare a ricercare dentro le cose il giusto senso della vita) del nostro
artista. Ecco allora che
Allora il sentiero artistico di Lino Agnini continua a
indicarci il suo percorso luminoso che attinge vita e continuità nella Maternità metafisica e nell’Esogestazione per incominciare a
rivolger lo sguardo ai Frammenti di luna
con i quali siamo già nell’infinito dello spazio, tra le Nubi cosmiche, nell’Extragalattico
dove tocca Solo all’infinito riempire il
cuore che è dentro l’uomo e la donna: i soli deputati a trasmettere la
luce, la ragione, la vita per continuare il percorso che porta dritto al Dio
eterno.
A questo punto l’arte neoforistica di Lino Agnini vede,
come in un tempio greco, le forme statuarie nello spazio: Materia e spirito si
fondono. Assistiamo al passaggio dalla forma curva delle oggetti su cui la luce
si gradua in infiniti passaggi, alla volumetria dell’insieme, che offre alla
luce i suoi piani geometrici: si passa così dallo stelo cilindrico delle gambe
avvolte nella veste pieghettata al busto squadrato, andando a determinare il
fatto che la sostanza vive dello spazio, la luce penetra in quella struttura
geometrica fino ad identificarsi con quello della materia. Kore: il corpo
femminile che rappresenta la perfezione, in opposizione al Kouros, il corpo
maschile, che rappresenta il carattere generale dell’umanità. In entrambe
domina però l’idea del giovane uomo a cui tutti consegnano il memorial della
continuità, della fusione, della immortalità della vita che ha un solo
obiettivo: l’orgoglio dell’essere.
Potremmo definire Lino Agnini un maestro di questa corrente
artistica; un maestro nel senso nobile del termine in quanto esso stesso
depositario di consapevolezza, di luce, di sapienza per un futuro che sia
foriero di nuova ricerca e rimanga a perenne consapevolezza dell’aver aperto
una porta e fatto entrare un fascio di luce per donare alla esistenza di tutti
quel fulgore che l’uomo attende da tempo, da molto tempo, forse da sempre come
hanno potuto fare tutti i grandi maestri del passato ponendosi a sicuri
riferimenti del passare dei tempi.